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Per scrivere è meglio costruire prima la struttura o mettersi a scrivere e basta: due approcci alla scrittura diversi, ma è un po’ come decidere se viene prima l’uovo o la gallina

Partiamo alla grande con una delle domande che ricorrono più spesso tra gli scrittori, ovvero se “per scrivere è meglio costruire prima la struttura o mettersi a scrivere e basta. Un esempio:

Non so come gestire il lavoro: è meglio che io mi concentri a strutturare la storia fino a quando non è tutto definito oppure mi metto a scrivere e basta? Ma poi se scrivo come faccio a capire se mi sto dilungando o se dedico il giusto tempo alle scene? E se nel frattempo mi viene un’altra idea?

Insomma, la domanda è: prima la struttura o parto con la scrittura?

Sono sincera, e penso che questa sia veramente l’unica risposta plausibile e realistica: dipende!

Giuro: non c’è una regola e non ci può essere. La scrittura di un libro e di una storia è un processo che si radica così in profondità nel nostro pensiero e nel modo in cui ragioniamo e sviluppiamo le nostre idee che ognuno ha un suo modello di “produzione”.

Non ci può essere uno vincente sull’altro perché ogni volta l’unico approccio utile è quello che ti porta a raggiungere il risultato, cioè scrivere il libro.

Ma quindi?

Ognuno ha un proprio metodo di scrittura

Su una cosa bisogna rassegnarsi: ognuno deve trovare il proprio metodo di scrittura, quello che funziona e che lo porta a scrivere.

Ma soprattutto, deve sapere di averlo.

Faccio l’esempio su di me cercando di delineare lo schema di come funziono. Solo quando ho capito di averne uno e ne ho compreso il funzionamento sono riuscita a scrivere con maggiore libertà e soddisfazione. So di cosa ho bisogno e so anche che non posso lavorare in maniera diversa.

Vediamo come si mescolano gli approcci:

  • Sulla struttura:
    Io sono una scrittrice lenta, ho bisogno di tanto tempo nella prima fase di preparazione perché devo sentire dentro di me che la storia è solida. Ho bisogno di avere in testa una struttura di massima e solo quando regge mi posso permettere di andare avanti (giusto un briciolo di perfezionismo!): ci lavoro tantissimo a livello di ragionamento, ma all’inizio scrivo veramente poco.
    🖋️ So benissimo che tutto questo serve solo a rassicurare me e a consentirmi di iniziare con dei macroblocchi di una storia: salterò dentro a questo blocchi di contenuto e sarà la storia a farsi scrivere
  • Sulla scrittura:
    Di fronte a un blocco di contenuto grezzo, o anche solo leggermente abbozzato come fosse una scaletta, inizio a scrivere. Da questo momento in poi sono consapevole che non c’è struttura che tenga e che è possibile che io vada a modificare anche decisioni che ho preso in precedenza per rielaborarle e da cui trarre nuove azioni. È la storia che spinge e trascina la mia scrittura perché si svolge come una sequenza logica (per me, ovviamente) di avvenimenti. I personaggi e le creature a cui io ho dato vita si muovono e chiedono di agire in un modo piuttosto che in altro.
    🖋️ Il vero lavoro della scrittura è scrivere: fino a quando non ti metti a scrivere non sai dove ti condurrà la storia. E mentre scrivo la struttura muta e si solidifica con il mio andare avanti.

La struttura c’è ma non si vede

Sembra quasi una “questione di fede”!

La struttura, infatti, ha più a che fare con l’intuito che con una costruzione consapevole: la intuisci, la tieni nella mente e in qualche modo orienta il tuo lavoro.

È sicuro che serve avere una traccia di riferimento, ma sta allo scrittore comprendere se ha bisogno di una struttura più consapevole e con un elevato livello di dettaglio o più che altro un’idea che resta quasi nascosta tra i pensieri e fa da calamita.

Stephen King scrive nel suo manuale per scrittori:

Uno scrittore serio e dedito al proprio mestiere è incapace di valutare quello che ha in testa. Non è un broker che analizza il mercato azionario, selezionando i titoli che sembrano garantire un buon profitto. Se le cose stessero così, ogni romanzo diventerebbe un bestseller e non esisterebbero gli anticipi stratosferici elargiti a una decina di «nomi di punta» (probabilmente gli editori ne sarebbero entusiasti).
– Stephen King, On Writing: Autobiografia di un mestiere (Italian Edition) (p.195). SPERLING & KUPFER. Edizione del Kindle.

È vero che ci sono manuali di riferimento importanti come:

O anche testi più pratici e molto utili come

Ma mi viene da pensare che siano più utili per analizzare e migliorare quello che produciamo piuttosto che guidare la nostra scrittura a tavolino.

Una storia inizia e non sai dove mai ti porta.

La risposta alla domanda

Cosa rispondo quindi alla domanda iniziale?

Non so come gestire il lavoro: è meglio che io mi concentri a strutturare la storia fino a quando non è tutto definito oppure mi metto a scrivere e basta? Ma poi se scrivo come faccio a capire se mi sto dilungando o se dedico il giusto tempo alle scene? E se nel frattempo mi viene un’altra idea?

Nel tempo mi sono fatta un’idea su questa domanda: non dice la verità.

Quando ce la poniamo probabilmente ci troviamo in un momento di impasse, non sappiamo come progredire oppure abbiamo dei dubbi su ciò che accadrà ai nostri personaggi.

Ci sembra che non ci siano vie di uscita e, quindi, cerchiamo strumenti pratici e concreti che ci vengano in aiuto.

E per fortuna questi ci sono: libri, strumenti per sviluppare nuove idee, modelli archetipici come il viaggio dell’eroe, tecniche di scrittura specifiche per genere, e chi più ne ha più ne metta.

Sono tutti mezzi per muovere le acque e innescare nuovi processi creativi.

Sbattiamo i piedi nelle pozze più profonde per richiamare i pesci e innescare l’azione – magari arriva anche qualche squalo e allora la trama si fa avvincente, no?

La scrittura non è poi così differente della vita: capita di trovarsi in una situazione difficile dove a prima vista non hai vie d’uscita.

L’unico modo per riprendere la strada e muoversi e muoversi ancora fino a quando non si trova una porta, e allora la si imbocca. E poi… beh, quella è un’altra storia! 😄

Questo è il nostro blog dove parliamo di Creatività:

strumenti, tecniche, approcci, e anche visioni e riflessioni per avere nuove idee.

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