Il piano editoriale è lo strumento per scegliere e pianificare i contenuti per il nostro pubblico. Ma non vale solo on line.
Cos’è il piano editoriale?
L’obiettivo del piano editoriale
Non solo piano editoriale social, facciamo un piano integrato
Da cosa è composto un piano editoriale
Il piano editoriale non è fisso
Si parla tanto di piano editoriale social, al punto che sembra che tutto debba essere veicolato solo ed esclusivamente sulle piattaforme Linkedin, Facebook, Instagram e Youtube. Ma sono veramente l’unico canale valido per mostrare e raccontare quello facciamo? Sono gli unici luoghi che possono ospitare i nostri contenuti?
No, non è così, e dopo la sbornia iniziale questo sta diventando sempre più chiaro a tutti. Anche perché l’unico obiettivo dei social network è far sì che le persone restino al loro interno per aumentare il potenziale delle inserzioni. Questo non significa che i social non servono, anzi ci offrono delle possibilità in più. Non dimentichiamoci, però, di tutto il resto: mail e Google su tutti, ma anche lo stesso ufficio o il negozio, le bacheche aziendali, la carta. Noi stessi siamo un veicolo di contenuto.
Iniziamo, cioè, a ragionare in termini di piano editoriale integrato, uno strumento in cui concorrono più canali e dove è possibile far confluire più tipi di contenuti.
Cos’è il piano editoriale?
Piano editoriale ha un significato preciso:
è il documento che definisce le linee guida attraverso cui si seleziona e crea il contenuto da portare all’esterno.
La parola è presa in prestito dalle case editrici che selezionano i libri da pubblicare sulla base di una precisa selezione dei contenuti che devono rispettare le linea editoriale e l’evolversi del contesto sulla base della stagionalità, delle iniziative interne e degli eventi che accadono.
La stesso procedimento è applicabile a imprese, enti e organizzazioni nella loro attività di informare e divulgare informazioni utili al proprio pubblico. È in quest’ottica che l’impresa diventa editore, non perché debba fare entertainment, bensì per consentire che la risposta al bisogno da soddisfare raggiunga in modo adeguato i propri interlocutori.
È lo stesso che accade per le persone: esistiamo e funzioniamo bene nel momento in cui abbiamo la possibilità di renderci utili per l’altro, perché ci rispecchiamo nella soddisfazione delle persone che ci guardano. Affinché questo accada dobbiamo metterci nella condizione di mostrare che abbiamo una cosa da offrire e che può andare a beneficio degli altri.
Nelle aziende, la divulgazione del contenuto serve proprio a questo: a far sapere che noi siamo in grado di rispondere a quel determinato bisogno.
Il piano editoriale ci permette di definire la strada che dobbiamo percorrere per farlo sapere, in modo efficace e nel lungo tempo, senza perdere di visto il bisogno e, quindi, l’obiettivo.
L’obiettivo del piano editoriale
Di primo impatto potremmo dire che l’obiettivo di un piano editoriale è quello di far arrivare al pubblico di riferimento le informazioni su come noi possiamo essergli utile, è il cosiddetto “contenuto” o “content”.
Perché allora non accontentarci di un unico contenitore di questo contenuto, ben strutturato e curato? Perché è fisso e una volta scoperto e fruito una volta, il dialogo con il pubblico si ferma.
Ciò di cui abbiamo bisogno è un flusso di continua scoperta.
E il piano editoriale è in grado di soddisfare questa necessità.
Qual è l’obiettivo di un piano editoriale, dunque? Quello di garantire al pubblico che da noi troverà sempre gli strumenti per rispondere al suo bisogno. Oggi, domani, in futuro, noi siamo alla ricerca di un miglioramento quanto il nostro pubblico e vogliamo condividerlo con lui.
Non solo piano editoriale social, facciamo un piano integrato
Quando ci si affaccia alle piattaforme social è quasi immediata la necessità di costruirsi un piano editoriale. Sono canali così frammentati e veloci che senza un piano d’azione o dei riferimenti precisi rischiamo di perderci. O ancora peggio, di inseguire un flusso così grande da cedere sotto il peso del troppo, il cosiddetto “information overflow”, anticamera del burnout – non sto esagerando.
Concentrarsi solo sui social, però, ci fa perdere di vista che il nostro ambiente è molto più ampio e che le opportunità per dialogare con il nostro pubblico, e fargli sapere che noi ci siamo, sono molteplici.
Facciamo degli esempi di mezzi e canali fuori dalle piattaforme social:
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sito web e blog
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mail e newsletter
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le testate giornalistiche attraverso i comunicati stampa
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bacheca aziendale
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materiale informativo da inserire nei pacchi ai nostri clienti
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l’allestimento del negozio
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documenti che possiamo fornire a chiunque venga in azienda
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magazine e house organ
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i nostri discorsi
E molto altro ancora perché ogni impresa, ente e organizzazione ha un contesto specifico. Appare chiaro, quindi, che non ha alcun senso separare i social da tutto il resto, come se avessero un potere magico che il resto non ha.
Come non ha senso separare digitale e analogico, virtuale e reale: è l’insieme che costruisce l’esperienza quotidiana e concreta di ognuno di noi.
Il piano editoriale deve essere, quindi, integrato. Deve mettere insieme tutte le dimensioni e i canali dell’azione e rappresentare un mosaico dove ogni tassello rappresenta un contenuto declinato sulle diverse forme, canali e tempistiche.
Insieme, uno con l’altro, devono creare un grande disegno che rappresenta i nostri principi e obiettivi, tiene conto degli investimenti e dei ritorni economici e individua quali sono gli strumenti e le leve su cui possiamo contare.
Da cosa è composto un piano editoriale
Nella pratica il piano editoriale è un documento excel che contiene delle informazioni relative ai contenuti da pubblicare: cosa, come, quando.
Nella pratica si tratta di creare una tabella in cui sono contenuti:
titoli, testi, canali e piattaforme, immagini, allegati, URL, date e tempistiche di pubblicazione, e tutte le informazioni utili per gestire il proprio specifico ambiente.
In questo modo, il piano editoriale rappresenta la rotta da seguire. Una mappa che ci aiuta a mantenere la strada verso i nostri obiettivi e a non lasciarci travolgere dagli eventi o dalla pressione dei mercati.
Il piano editoriale è il nostro strumento alleato della pazienza e della costanza. È ciò che ci ricorda che il successo non è frutto della gallina dalle uova d’oro, ma un percorso fatto di presenza e impegno continuato nel tempo.
Il piano editoriale non è fisso
Se da un lato il piano editoriale ci aiuta a mantenere ferma la rotta verso i nostri obiettivi, dall’altro è importante ricordarci che ci deve essere sempre un margine di flessibilità. Il flusso comunicativo che creiamo, infatti, è influenzato e riflette ciò che accade nell’ambiente circostante e nella vita quotidiana. È il cosiddetto contenuto real time: quello che interagisce con ciò che accade nella realtà e nell’immediato.
Tutto questo, però, deve avvenire con una consapevolezza importante: non possiamo far finta di essere nel mondo e non possiamo approfittare di qualsiasi cosa per rendere rilevante la nostra presenza.
Qui si inserisce un elemento di buon senso ed etica professionale che ci impone di parlare quando possiamo permetterci di rivendicare una voce in capitolo sull’argomento. In alternativa, è meglio un più garbato silenzio.
Se il mondo è sconvolto da notizie come quelle che stiamo vivendo in queste settimane, non tutti possono permettersi di intervenire. La tua azienda ha degli interessi reali a riguardo e vuoi proporre la tua esperienza? Ok, parla. Se si tratta solo di intervenire perché sembra che tutti lo facciano, è bene fare attenzione: il pubblico non sempre apprezza ed è facile passare per uno sciacallo.
Se, invece, c’è un importante evento nel tuo settore, vale la pena partecipare. Sentirsi coinvolti è il primo passo per raccontare la propria esperienza in modo reale e autentico. È questo, infatti, il contenuto principale che tutti possono condividere: se stessi. Ed è un contenuto molto rilevante perchè è proprio dal confronto e dallo scoprire ciò che facciamo che si fonda la fiducia e una buona reputazione.